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Maria Angelica Mastroti

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Maria Angelica, Concetta, Filomena Mastroti nacque a Papasidero, provincia di Cosenza, il 4 febbraio 1851 da padre Nicola Mastroti, persona molto religiosa e stimata, e da donna Gaetana Orofino, donna pia e madre esemplare.

A cinque anni Maria Angelica, quando i suoi coetanei trascorrevano il loro tempo a giocare, andava in chiesa tutti i giorni con la zia paterna Raffaella Mastroti e poi trascorreva parte del suo tempo a far compagnia ad uno zio paterno, Giuseppe Mastroti, malato di rachitide e quindi costretto a casa.

Questi la intratteneva con letture sulla vita dei santi.

Lei amava queste storie; rifletteva soprattutto sui prodigi che questi compivano.

A 6 anni si ammalò di tubercolosi polmonare con dilatazione cardiaca che la costrinse all'immobilità fino all'età di 13 anni.

Durante questo lungo periodo  Maria Angelica ebbe delle visioni che non sapeva spiegarsi. Infatti i suoi familiari la sentivano spesso pronunciare, nel sonno, parole incomprensibili che avevano del soprannaturale.

Sul finire del 13° anni, tra forti dolori, vide entrare in camera una bellissima signora, vestita con abiti eleganti.

Quando lo raccontò molti cedettero ad una signora che apparteneva ad una compagnia di comici che vi era in quei giorni a Papasidero. Ma la donna le aveva detto:"Non temere: io sono Maria di Costantinopoli".

Poi continua dicendo che il Sabato santo, cioè il 16 aprile 1870, Lei sarebbe arrivata per guarirla.

E così fu.

Il giorno seguente la guarigione, non sapendo dell'accaduto, tutti pensavano di vedere uscire da casa Mastroti il feretro di M.A. invece uscì lei, come risorta, per andare nella chiesa di Maria di Costantinopoli per ringraziarla.

Si sparse la voce di questa guarigione miracolosa in tutti i paese limitrofi.

La vergine nella sua penultima apparizione aveva detto ad Angelica che anche lei avrebbe dovuto portare la sua croce. Infatti nell'anno 1871 fu colpita  da un calcolo nella vescica che le procurava fortissimi dolori.

La scienza non riuscì a guarire e nemmeno a lenire i forti dolori. Così M.A. sopportò il tutto rassegnata sino al 1873.

Il 14 aprile del 1873 apparve nuovamente la vergine che le disse: "il 3 del prossimo giugno, giorno a me consacrato, alle ore 15,00 verrò a guarirti. Ti raccomando di avvisare la tua famiglia". Infatti tutto avvenne come stabilito.

Dopo questa seconda guarigione per M.A. cominciò la sua vita di interrotta comunione con Gesù Cristo. Ogni giorno riceveva la comunione e si sentiva il cuore ardere d'amore per il suo sposo.

M.A. per far piacere al suo sposo divino non si stancava mai di martoriare il suo corpo con penitenze, cilicii e discipline che le lasciavano delle piaghe mai rimarginate.

Ciò si è potuto constatare dal ritrovamento di questi oggetti nella stanza di lei, dopo morta.

 

Nell'abitazione di Mastroti in Papasidero vi era un bel giardino con in fondo un boschetto di rovi e lì M.A. soleva raccogliere le spine per formare il suo giaciglio. Ella rifiutava anche i cibi serviti alla mensa di famiglia, preferiva quelli grossolani e gli avanzi. Così il suo pasto constava di crusca, bucce di frutta, radici, cortecce di patate, erbe. Iniziò il digiuno fino a non avvertire più la fame; si nutriva unicamente dell'ostia che nella sua bocca diventava un pezzo di carne sanguinante.

Un giorno manifestò il desiderio di avere in regalo un Gesù Bambino. Il nipote Nicolino l'accontentò subito. Così lei soleva passare il tempo a tenere in braccio e a cullare il suo bambino.

Il nipote di Lei, Nicolino Mastrota, dovette lasciare il suo paese per avviarsi al sacerdozio nel 1890 e così si trasferì a Castelluccio Superiore (PZ) per studiare teologia col teologo Taranto; così M.A. lo seguì nella sua nuova casa presso la chiesa parrocchiale di Santa Margherita: casa Orofino-Mastroti. Così M.A. desiderò ricevere in dono un altro Bambinello che gli fu procurato sempre dal nipote Nicolino.

Dalla bocca di questo bambinello, custodito gelosamente nella cappella della casa citata, usciva sangue ogni qualvolta venivano commessi dei peccati e M.A. si scioglieva in lacrime.

Di ciò fu testimone l'Arciprete Don Biagio di Pasquale, che spesso le asciugò. Lei aveva previsto la sua morte, tra le tante qualità era anche veggente, poiché aveva avuto più visioni della Vergine.

Così muore il 26 maggio 1896, giorno caro alla Madonna di Costantinopoli (si recò nel verde romitaggio dove vi era una casina ed una piccola cappella).

Dopo 4 giorni di visite continue rese alla sua salma fu portata a casa dei signori Orofino a Castelluccio Superiore dove rimase esposta nella cappella gentilizia, e dal suo corpo non veniva fuori nessun odore sgradevole.

Il 7° giorno dalla morte ebbero inizio i funerali cui parteciparono non solo gli abitanti dei due Castelluccio ma anche dei paesi limitrofi.

Il nipote Nicola Mastrota ha fatto erigere, nel cimitero di Castelluccio Superiore un'elegante ed artistica cappella in cui giace seduta, per volontà della defunta, la salma in un mausoleo marmoreo in cui si può leggere la seguente iscrizione lapidaria:

MARIA ANGELICA MASTROTI.
LE CUI SPOGLIE CHIUDE QUESTO AVELLO
NACQUE IN PAPASIDERO DI' IV FEBBRAIO MDCCCLI
VISSE VITA VERGINALE E MORTIFICATA
PER PIACERE UNICAMENTE A GESU' CRISTO
ADORATO SPOSO DEL SUO CUORE
COL QUALE CONVERSANDO GENUFLESSA
SPIRO' L'ANIMA BEATA
IN CASTELLUCCIO SUPERIORE
A DI' XXVI MAGGIO MMMDDDCCCXCVI

La proloco di Castelluccio Superiore invita chiunque abbia notizie su questa donna di farle pervenire a uno dei seguenti indirizzi di posta elettronica:

Grazie.