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Bottega F.lli Gambardella
Il Questuante
Sono tanti i personaggi presenti sul presepio napoletano raffigurati nell'atto di chiedere la carità: il guercio; lo strabico; il gobbo; il mendicante; lo storpio.
A prima vista sembrerebbe la rappresentazione plastica della famosa "corte dei miracoli" ma, in realtà, questi personaggi non sono altro che la rappresentazione delle anime pezzentelle o anime purganti; le stesse che troviamo in tantissime edicole votive sparse per Napoli dove campeggiano, sotto una Madonna, un Crocefisso o un Santo, delle figure maschili e femminili nude avvolte in parte dalle fiamme del Purgatorio.
Le anime pezzentelle (dal latino "petere"=chiedere per ottenere) sono quelle dei morti che, per espiare le loro colpe, ritornano sulla terra in cerca di suffragi al fine di guadagnarsi il perdono divino e l'accesso al Paradiso. Tutte le figure sopra descritte sono paragonabili ai morti, perché come i morti, non hanno la capacità di nutrirsi o di servirsi completamente del proprio corpo.
Fare l'elemosina ai questuanti significa fare doni a i morti.
Chi chiede la carità a Napoli, ha consapevolezza del proprio stato ed infatti i poveri mendicanti, incapaci di deambulare per le loro amputazioni o malformazioni fisiche, ripetono continuamente ai passanti: "fate bbene all'anime d'o Purgatorio"!.
Anche i bambini, per il fatto che sono nati da poco e, pertanto ancora prossimi all'aldilà, sono assimilabili alle anime pezzentelle ed è questo il motivo per il quale si fanno loro tanti regali tra Natale e l'Epifania, soprattutto dolciumi. Sul presepio napoletano, accanto ai pezzenti, si trovano spesso anche tanti bambini.
La loro presenza, però, è anche un ricordo del secolo XVII, così caratterizzato da guerre civili, carestie, epidemie e disastri naturali che avevano causato tante perdite di vite umane e, di conseguenza, tanti orfanelli senza casa e senza assistenza, costretti a chiedere la carità per sopravvivere.