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Il catafalco della Selleria e la festa del Corpus Domini
In altra parte del nostro portale, abbiamo raccontato della demolizione, nel 1456, per ordine di Re Alfonso I d’Aragona, dell’edificio che ospitava il Sedile (o Seggio) del Popolo al Pendino.
Ancora oggi, non avendo riscontro in fonti documentali, non è ancora chiaro il motivo della decisione di sopprimere l’antico Seggio addirittura mediante la sua scomparsa "fisica": si pensa che l’ordine del re, passato alla storia come "il Magnanimo" e che creò il Rinascimento napoletano, sia maturato per punire il popolo per alcune ribellioni oppure per riqualificare, con un contestabile ampliamento, l’antica e popolosa strada della Sellaria. C’è chi sostiene, invece, che l’abbattimento del maestoso edificio, sia stato deciso per soddisfare le pretese "paesaggistiche" della bellissima Lucrezia D’Alagno, la favorita del Re che i Napoletani ritenevano la vera Regina ed il cui palazzo si ergeva proprio in questa zona, vicinissimo al mare la quale vista, però, era impedita proprio dall’edificio del Sedile del Popolo.
Il Seggio del Popolo, poi, a seguito di feroci tumulti popolari venne ripristinato sotto Alfonso II d’Aragona e come sede gli fu concesso un locale accanto al campanile di Sant’Agostino alla Zecca, in prossimità dell’antico palazzo ancora oggi esistente e che ospitava la Zecca di Stato.
Nel XVI secolo, la processione del Corpus Domini, seguiva il seguente percorso:
Arcivescovado, Vico delle Zite, Sant’Agostino alla Zecca, Strada della Selleria, Strada dei Cortellari, Largo di Porto, Santa Maria la Nova, Montoliveto. Da qui, attraverso un passaggio laterale, la processione entrava in Santa Chiara, dove "il Santissimo" veniva esposto all’adorazione dei fedeli per otto giorni.
Dopo la funzione solenne, la processione riprendeva il suo percorso per la Strada Trinità Maggiore (oggi Via Benedetto Croce - Spaccanapoli) Piazzetta Nilo, Vico Bisi (oggi Via Nilo, già via degli ‘npisi, così detta perché vi transitavano i condannati a morte per impiccagione: "gli appesi") , Largo dei Girolamini per poi concludersi al Vescovado.
Quando la processione, come detto, transitava per il Pendino, si fermava davanti al Seggio del Popolo e da questo edificio veniva impartita la benedizione al popolo napoletano.
Dopo l’abbattimento del Sedile, in sua sostituzione e per continuare la tradizione della benedizione al popolo durante la processione annuale del Corpus Domini, veniva costruito un grandioso apparato provvisorio a spese del Seggio del Popolo che raccoglieva la somma per la realizzazione di questo "catafalco" con una colletta popolare.
Del primo "catafalco" si ha notizia non prima del 1494. Esso era detto della Selleria o del Pendino oppure ancora "Pittato".
La parola catafalco, oggi viene utilizzata per indicare un elemento funerario ma la sua etimologia di origine araba, stava ad indicare, invece, una "torretta alta" (del tipo di quelle utilizzate per ospitare persone o guerrieri sugli elefanti indiani) o un palco elevato.
Il "Catafalco della Selleria" o "Seggio Pittato" era un immenso arco trionfale costruito in legno lavorato e dipinto (in lingua napoletana: "pittato") con frontoni, nicchie e statue in cartapesta in perfetto stile barocco, oltre ad essere ulteriormente arricchito con arazzi, quadri ed iscrizioni.
Completavano l’arredo cartigli e festoni.
L’intera struttura occupava la piazza (o strada) della Selleria in tutta la sua larghezza e sorpassava, in altezza, le case laterali.
Nel suo insieme il catafalco era di una bellezza entusiasmante e così, infatti, viene descritto da Giovanbattista Del Tufo nel 1588 in "Ritratto o modello delle grandezze, delizie e meraviglie della mobilissima città di Napoli":
<<Gli archi, l’opre, i lavori, quei preziosi odori che far solite son le spetiarie, i suoni e l’armonie, quel continuo sparar d’artiglierie, ch’allor l’odono per tutto il giorno Santo, si può dar questo vanto Napoli solo che la fan gloriosa sovra ogn’altra opra sua meravigliosa nel mezzo poi, ch’è il bel che più vi sia, vedreste nel passar la Sellaria un’altissima torre e con gran cura tutta posta a pittura che stupiria a vederla la natura.>>
Il complesso "architettonico" che stupiva tanto per il suo splendore doveva costare enormi somme di danaro tanto che il Viceré, fra il 1595 ed il 1599, conte di Olivares, ne proibì la costruzione per devolvere la somma impegnata in questa costruzione, a favore degli Oratori femminili della Città.
Il divieto però ebbe breve durata perché la tradizione del Catafalco riprese ben presto e con maggiore impegno.
Una parte del catafalco era adattata a palcoscenico per consentire le sacre rappresentazioni dei "Misteri" ; dei quadretti biblici accompagnati da musiche ed introdotte, dapprima a Roma, da San Filippo Neri.
La tradizione del Corpus Domini, con la costruzione del Catafalco della Selleria, continuò per tutto il periodo borbonico ed anche durante la breve pausa "repubblicana" del 1799 ed anche durante il regno francese di Murat e di Giuseppe Bonaparte.
Solo dopo l’insurrezione carbonara del 1848 il catafalco non fu più eretto e la tradizione è scomparsa per sempre; ne resta però il ricordo in un detto popolare: <<s’arricorda o catafarco ‘o Pennino>> (oppure anche: <<s’arricorda ‘o cippo a furcella>>) quando ci si riferisce ad una cosa ormai antica o superata!