Monumenti da visitare nel centro di Napoli
Monumento a San Gaetano
Nel cuore dell'antica Agorà greca, oggi Piazza San Gaetano, campeggia, accanto alla Basilica di San Paolo Maggiore che custodisce i resti mortali del Santo vicentino che qui visse tra il 1538 ed il 1547 (anno della sua morte), la statua bronzea di San Gaetano da Thiene, fondatore dell'ordine dei Teatini.
Il monumento fu edificato come ex voto per aver il Santo salvato la Città da una lunga e terribile pestilenza che infierì sulla popolazione nel 1656.
Il 7 agosto del 1656, giorno onomastico di San Gaetano ed ultimo della novena fatta da tutta la Città, i Settemviri: Carlo di Camporeale per il Sedile di Forcella; Francesco Mele per il Sedile di Porto; Annibale Capece per il Sedile di Capuana; Domenico Sanchez per il Sedile di Montagna; Carlo Brancaccio per il Sedile del Nilo; Vincenzo de' Liguoro per il Sedile di Portanova; Jacopo Pirro per il Sedile del fedelissimo Popolo, si portarono in processione dal palazzo municipale in San Lorenzo Maggiore alla vicina chiesa di San Paolo Maggiore, scalzi, con un cordone al collo e "vestiti con i ruboni ed ornati con tutte le loro insegne".
Ivi giunti, dopo essersi confessati e comunicati, implorarono sulla tomba del Beato Gaetano, grazia e liberazione dal flagello, facendo voto d'iscriverlo tra i santi Patroni della Città.
A seguito di questo voto, improvvisamente e miracolosamente il morbo, che era nel massimo del suo incremento, cessò e da quell'ora non vi furono più morti, come fu documentato dai rapporti di tutte le autorità cittadine, dai governatori e dagli impiegati di tutti i lazzaretti.
Una delegazione di nobili implorò quindi Papa Alessandro VII di avere tra i Santi protettori di Napoli, il Beato Gaetano.
Da allora ogni 7 agosto, in memoria di questo miracolo, la popolazione napoletana, si portava al tempio di S. Paolo per venerare od omaggiare San Gaetano. Il corteo era capeggiato dai rappresentanti dei Sedili che scalzi, furono poi esentati da questa pratica ma con l'obbligo di calzare scarpe bianche a memoria del prodigio.
I Teatini, per amore e gratitudine al Santo fondatore, fecero fondere a Napoli a proprie spese dal rinomato gioielliere e fonditore De Angelis, una statua in bronzo raffigurante San Gaetano con uno scudo recante l'immagine dell'Immacolata, per una sua collocazione al largo di S. Paolo su una guglia, il cui progetto fu commissionato a Cosimo Fanzago.
La collocazione della statua nell'attuale Piazza San Gaetano, subì però varie "traversie" ed impedimenti che ne ritardarono la realizzazione secondo l'originario progetto.
Nel fare i lavori di restauro delle fondamenta del campanile del Vescovado, fu rinvenuta una colonna in marmo veneziano bianco e celeste, alta ventisette palmi e del diametro di quattro palmi; l'allora Cardinale Filomarino voleva destinare questa colonna alla realizzazione della Guglia di San Gennaro ma, a causa di alcune divergenze con il municipio, non se ne fece più nulla e la colonna, per volontà del Cardinale Innico che succedette a Filomarino, fu messa a disposizione del Viceré D. Pietro D'Aragona che aveva in mente l'edificazione di una guglia dedicata alla Immacolata Concezione in Piazza Trinità Maggiore (odierna Piazza del Gesù Nuovo) dove, solo nel 1748, venne effettivamente realizzata l'attuale guglia.
A causa di un contenzioso giudiziario con il proprietario di un palazzo, la colonna tuttavia non poté essere utilizzata ed il Viceré la mise a disposizione, infine, dei padri Teatini che pensarono di utilizzarla in sostituzione della guglia già commissionata a Fanzago, come base per la statua bronzea di San Gaetano sul Largo di S. Paolo.
Anche in questo caso, però, il proprietario del vicino palazzo, si oppose fortemente alla edificazione della guglia per timore di un possibile danneggiamento della sua proprietà in caso di crollo della colonna. Non ci furono in seguito possibilità di trovare un accordo e la guglia a San Gaetano non fu mai più realizzata anche se, il palazzo in questione, fu paradossalmente più volte danneggiato da diversi incendi!
Solo nel 1737, grazie al duca di Montenero, don Alfonso Carafa che provvide a sue spese per devozione al santo ed in omaggio alla memoria dello zio, il teatino Francesco Maria Carafa, poi Vescovo di Nola, che sempre desiderò vedere la statua del Santo elevata nella piazza, fu definitivamente collocata l'attuale statua bronzea, sopra il basamento marmoreo che doveva ospitare la grande colonna e che è coronato ai vertici da quattro angeli in marmo, opera di Andrea Falcone.
La statua del Santo, raffigurato con le braccia aperte spalancate verso i fedeli, poggia su una base di colonna.
La colonna che doveva innalzare al cielo la statua del Santo rimase per circa un secolo sepolta nei pressi della porta laterale della Basilica di San Paolo Maggiore.
Rinvenuta poi, fu depositata nel Museo Archeoogico Nazionale finché nel 1914, si pensò di erigerla, anche se ormai spezzata, all'inizio di via Caracciolo, in Piazza Vittoria, sopra un basamento precedentemente costruito nel 1867 come monumento ai caduti nella battaglia di Lissa (III Guerra d'Indipendenza italiana) del 1866 e successivamente la "Colonna Spezzata" è stata dedicata a tutti i caduti del mare.
L'aureola che corona la testa del santo, è una copia dell'originale argentea che fu rubata nel XX secolo; parimenti fu trafugato il cordone in argento che cingeva i fianchi della statua del santo e che non è stata, però, mai ripristinato.